A Torino, lo scorso 12 maggio, in occasione del Salone del Libro è stata presentata un’anticipazione del sesto Osservatorio sull’editoria religiosa in Italia.
In sintesi, emerge che l’editoria religiosa otteneva fino al 2013 risultati migliori (o meno negativi) rispetto alla media del mercato del libro. Oggi la situazione è opposta: -5,2% per fatturato (ma +0,9% nell’ultimo periodo dell’anno) e un +1,6% a copie, quando il mercato complessivamente registrava nel 2015 un +0,7% a valore e un -2,1% a copie per i canali trade (che sale a un +1,6% comprendendo gli e-book). Se si analizza poi l’andamento degli ultimi tre anni, il fatturato dei titoli religiosi pubblicati dagli editori laici è calato del 23%, mentre quello degli editori confessionali è calato solo del 4%.
Un segnale di trasformazione più che di sofferenza vera e propria, se si considera che oggi il 5%-6% delle vendite di libri nei canali trade è fatto da libri di argomento religioso. Una trasformazione a trecentosessanta gradi se si pensa che il pubblico risulta più giovane, più attento, pure più curioso nella sua ricerca di forme di spiritualità e senso della vita. E che questo mutamento interessa non solo chi compera questo tipo di libri, ma anche il dove li compera, quali autori e pure gli editori.
Dove si compera il libro religioso? Il primo canale (anche se in forte calo) restano le librerie religiose di catena, seguite dalle librerie indipendenti religiose. Crolla la grande distribuzione organizzata (forse per l’assenza di titoli religiosi “pop”), mentre raddoppia l’online (anche per il peso preponderante del catalogo rispetto alle novità).
Cresce il peso degli editori laici nella produzione religiosa. Nel 2010 gli editori «laici» rappresentavano il 24% dell’offerta, nel 2015 salgono al 25%: un titolo su quattro. Sono oltre 5600 i titoli religiosi e rappresentano oltre il 9% della produzione complessiva.
«I dati evidenziano una trasformazione profonda che sta investendo il settore dell’editoria religiosa» ha commentato Giovanni Peresson. «Nei canali distributivi e nelle politiche editoriali, di cui le migrazioni autoriali sono un indicatore come lo sono autori che nascono oggi dentro l’editoria non confessionale. La crescita dell’on-line è, a sua volta, un evidente segnale di cambiamento del pubblico e del suo modo di informarsi, scegliere, comprare.»
Gianni Cappelletto ha sottolineato come «nell’editoria laica i titoli non sembrano ispirati da un progetto editoriale, quanto piuttosto da scelte legate a fatti contingenti. Mentre, oggi, come in ogni fase storica, è necessario continuare a fare scouting, trovare e crescere una nuova generazione di autori. Ma dove? Fra i teologi, i catecheti, i laici. Come editori cattolici accettiamo la sfida che viene dall’editoria laica, compreso il suo irrompere in aree tematiche che tradizionalmente non presidiava».
L’analisi è effettuata per conto di UELCI su dati forniti dal CEC (Consorzio per l’Editoria Cattolica) sulla base dei dati ricavati da Informazioni editoriali e dal circuito di librerie Arianna. La sistemazione dei dati è stata curata dall’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori sotto la regia di Giovanni Peresson, di cui riportiamo la relazione “Editoria religiosa tra dinamiche di mercato e nomadismo degli autori” tenuta durante l’incontro di presentazione del Sesto osservatorio sull’editoria religiosa in Italia.